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Torna Non Essere Cattivo, 'da Caligari passione e integrità'
Il film cult 10 anni dopo alla Festa di Roma e in sala
"Se non avessi incontrato Claudio Caligari il mio percorso non sarebbe stato assolutamente quello che ho realizzato. Mi ha veramente insegnato l'importanza del cinema, del rispetto della propria identità, di sapere raccontare nuovi pensieri". Lo dice Alessandro Borghi, che ricorda alla Festa del Cinema di Roma, insieme agli altri interpreti, Luca Marinelli, Silvia De Santis, Roberta Mattei e Valerio Mastandrea, che era coproduttore, l'avventura di Non essere cattivo, il capolavoro postumo uscito nel 2015 del regista piemontese, morto poco dopo le riprese a soli 67 anni. Dieci anni dopo, il film torna sul grande schermo, prima nel programma dell'evento romano, nell'ambito della retrospettiva e della mostra in omaggio al cineasta e dal 27 al 29 ottobre con un'uscita evento. Mastandrea, che ha conosciuto Caligari nel 1997 per L'odore della notte, coproducendo Non essere cattivo e supportando il regista, già malato, in ogni fase, ha permesso che il film venisse completato. "Parliamo di una persona che ha insegnato qualcosa a tutti, che viveva per la sua passione. Erano però evidenti anche le sue fragilità, quelle che gli hanno impedito di combattere per il suo cinema, Claudio ha pagato la sua autonomia. In lui c'era anche dolcezza, serenità, una profonda sensibilità". La sua idea "era voler realizzare un cinema largo che arrivasse a tutti". Partecipare come produttore a Non essere cattivo "mi ha dato anche il coraggio di diventare regista, di capire che sarei stato in grado di assumermi un impegno più totalizzante come quello". Per Roberta Mattei incontrare Caligari a inizio della carriera ha significato avere "una direzione precisa su come portare avanti questo mestiere. Poi, certo è difficile ritrovare un'universalità così importante come la sua, lui non si poneva mai al di sopra di nessuno, mentre in questo mondo è molto più frequente trovare persone guidate dalla vanità". Dopo aver lavorato con lui "ti scontri con la realtà - osserva Silvia De Santis -. Spesso non hai la possibilità di scegliere i progetti guidati da quel tipo di rigore, ma la sua lezione dovrebbe guidare tutti quelli che sognano di fare cinema". Marinelli ricorda come "quell'anno ci fu anche il caso di Lo chiamavano Jeeg Robot. Due film che nessuno voleva produrre e che mi hanno insegnato l'importanza di avere coraggio. Poi da Claudio ho recepito anche un rispetto infinito per il pubblico, che invece spesso viene sottovalutato".
L.Maurer--VB