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Nuovo allestimento Museo moda di Firenze con 40 abiti del '900
Da flapper girls ai sobri anni '30, fino a paillettes di Coveri
A un anno esatto dall'apertura del rinnovato Museo della moda di Palazzo Pitti a Firenze la selezione novecentesca cambia e propone un nuovo capitolo sulla storia del costume. In tutto sono esposti 40 abiti, alcuni mai usciti dal deposito, organizzati per epoche dagli anni Venti ad oggi (in ogni sala è esposto un dipinto in dialogo con i look). "Questa nuova selezione di abiti - spiega Simone Verde, direttore delle Gallerie degli Uffizi - racconta la moda del Novecento come linguaggio visivo e culturale, in dialogo costante con la pittura e le arti. La moda si rivela così non solo specchio della trasformazione del femminile, ma anche patrimonio di forme, materiali e visioni che affianca e arricchisce la narrazione figurativa dell'arte". Una prima sala è dedicata agli anni Venti, quindi alla moda charleston frizzante ed esuberante: in mostra c'è un Trittico di Galileo Chini in dialogo con l'abito indossato dalla moglie del pittore in occasione della prima di Turandot al Teatro La Scala di Milano il 25 aprile 1926. Accanto, ci sono i look tipici delle flapper girls, leggeri e con accenti esotici, in sete pregiate, talvolta con motivi decorativi ispirati alla Cina, al Giappone e all'India. Seguono due sale dedicate alla moda tra le due guerre, con abiti dalle ispirazioni déco e altri dedicati al glamour cinematografico degli anni Trenta, firmati da couturier come madame Vionnet. Si tratta di look più austeri, in linea con il clima culturale e politico dell'epoca che spingeva verso un'eleganza sobria (in questa sala è esposto il dipinto di Felice Casorati, Lo straniero). La rassegna continua con un viaggio nella moda nel dopoguerra: tra corsetti e gonne a ruota, ci sono anche un rarissimo abito del giovane Yves Saint Laurent creato per la maison Christian Dior (che guidò dal 1957) e tre abiti, tra cui un Gattinoni, appartenuti a Ingrid Bergman. A seguire tre sale interamente dedicate agli anni Sessanta e Settanta, con look a trapezio o ispirati alla Space Age dall'estetica futuristica, firmati da André Courreèges, André Laug e Pierre Cardin. Infine una sala è dedicata a Roberto Capucci con i suoi abiti-scultura ed Enrico Coveri con i suoi iconici look di paillettes. Il nuovo allestimento, visibile da oggi, resterà per circa un anno: l'intenzione è quella di rinnovare a cadenza annuale le collezioni in mostra, facendo riemergere a rotazione i pezzi dall'archivio che ad oggi contiene circa 15.000 pezzi tra abiti e accessori.
F.Stadler--VB