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Herbie Hancock, 'il jazz non è morto'
A 35/o Udin il leggendario pianista. "Ognuno è prezioso"
(di Alberto Rochira) Era la prima volta che si esibiva a Udine, e lo ha detto chiaramente all'inizio del concerto: "Bellissimo posto". Herbie Hancock ha conquistato ieri sera il pubblico riunito sul piazzale del Castello per una delle serate di punta di Udin&Jazz, 35/a edizione del festival. Accompagnato da una formazione d'esperienza - Terence Blanchard alla tromba, James Genus al basso, Lionel Loueke alla chitarra e Jaylen Petinaud alla batteria - il noto pianista e tastierista statunitense ha offerto una performance intensa e articolata. Nonostante la sottile pioggia che ha preceduto l'inizio del concerto, l'atmosfera si è presto scaldata grazie alla coesione e all'interazione tra i musicisti. Hancock ha lasciato ampio spazio ai compagni di palco, valorizzandone le individualità attraverso assoli e sezioni improvvisate. "Non so quale futuro attenda il jazz - ha commentato -, ma di sicuro non è morto". Tra i brani in scaletta, un omaggio al sassofonista Wayne Shorter, scomparso nel 2023, con l'esecuzione di "Footprints", e un ritorno agli anni '70 con "Actual Proof", "fatto con gli Headhunters molti anni fa", come ha ricordato lo stesso Hancock. Il concerto ha alternato momenti di tecnica, groove e sperimentazione. Con l'uso del sintetizzatore vocale, l'artista si è rivolto direttamente alla platea: "Quante famiglie ci sono sul pianeta Terra? Una!". E ancora: "Anche se non ti piacciono alcuni familiari, li aiuti lo stesso, perché li ami. Dovremmo fare lo stesso con tutti gli abitanti del pianeta". In chiusura, un medley energico di tre brani - "Hang Up Your Hang Ups", "Rockit" e "Spider" - con un assolo al keytar accolto con entusiasmo. Pubblico caloroso, applausi convinti e un messaggio finale che resta: "Ogni essere umano è speciale. Ciascuno di voi è speciale e prezioso". Hancock ha salutato Udine tra l'affetto del pubblico, lasciando aperta la porta a un possibile ritorno.
L.Meier--VB