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Colombia: 2 anni di Petro presidente, tra promesse e delusioni
Poche riforme approvate, molte critiche dai settori economici
Sono passati esattamente due anni da quando, il 7 agosto 2002, Gustavo Petro, ex guerrigliero dell'estinto Movimento 19 aprile (M-19) ed ex sindaco di Bogotà, è salito al potere in Colombia, diventando il primo presidente di sinistra nella storia del Paese sudamericano. Da allora le acque politiche restano agitate, con molti analisti che gli imputano l'incapacità di dialogare. In questi due anni Petro ha insistito per introdurre riforme sociali, ottenendo però solo l'approvazione di quella delle pensioni, mentre ha visto affondare al Congresso le iniziative sanitarie, politiche ed educative. L'elaborazione di alcune di queste riforme è stato il punto più critico del suo mandato, dopo che si è saputo che circa 260 milioni di dollari, secondo i calcoli più cauti, sarebbero stati trasferiti dall'ufficio che si occupa di tragedie e disastri naturali per pagare tangenti ai parlamentari in cambio dell'approvazione delle sue proposte. Un'altra pecca del suo mandato è rappresentata dallo stallo nei negoziati di pace con i gruppi dissidenti delle ex Farc, tra scambi di accuse sul mancato rispetto degli accordi presi. Una ulteriore nota dolente è l'economia: molti settori, come l'edilizia e l'industria, gli rimproverano di non aver fatto abbastanza. Per la Federazione nazionale dei commercianti (Fenalco), questi due anni di governo Petro "non sono stati positivi". "Al contrario, vediamo un peggioramento e una battuta d'arresto generale", ha criticato il presidente del sindacato, Jaime Alberto Cabal. "Come saranno i prossimi due anni? Come questi primi due, non cambierà nulla; anzi sì, diventeranno più radicalizzati", ha dichiarato il sindaco di Medellín ed ex candidato alla presidenza, Federico Gutiérrez.
C.Koch--VB