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Bellocchio, alcuni compromessi sono inaccettabili
Il film su Marchionne? 'Un progetto complicato'
(di Francesca Pierleoni) Nel percorso di regista "ho fatto anche delle scelte stravaganti, giudicate pazzesche se non distruttive, che poi sono state rivalutate. Sono passato attraverso molte stagioni, ma per me c'è un limite al compromesso. Ce ne sono alcuni inaccettabili, altri in cui è possibile difendere la tua linea originale. Sono distinzioni chiare per me". Parola di Marco Bellocchio protagonista alla Festa del cinema di Roma della masterclass dedicata alla sua opera prima capolavoro I Pugni in tasca realizzata nel 1965, 60 anni fa. Nell'incontro/conversazione con Enrico Magrelli e Paolo Mereghetti il cineasta, pensa che il film si sia difeso dal tempo "forse per la sua dimensione così poco realistica e 'non neorealistica'". Un racconto nel quale si ritrova il riflesso della contestazione giovanile e degli albori del '68: "Penso abbia colpito per il modo in cui sui esprimevano il furore, la rabbia, il fatto che il protagonista (Lou Castel) agisca. Quando butta la mamma nel burrone, questo giovane tutt'altro che virtuoso, agisce sbagliando totalmente e autodistruggendosi, compie azioni che allora erano sorprendenti". In quegli anni la generazione di Bellocchio era profondamente influenzata dagli esponenti della Nouvelle Vague, "ma io non avevo quel tipo di esaltazione, tra di loro amavo chi faceva un cinema più classico, il mio preferito era Resnais - osserva -. Avevo più una formazione letteraria. Era quello il mio punto di partenza , ma anche il surrealismo, quindi Bunuel". Nelle sue scelte Bellocchio si è sempre mosso "in modo concreto. Posso aver fatto moltissimi sbagli ma non ho mai fatto scelte solo per lo stile". Ora il regista ha in cantiere un film su Sergio Marchionne: "Non so se lo farò" commenta inizialmente per poi riprendere l'argomento durante l'incontro: "Oggi mi propongono progetti complessi, che mi piacciono e anche questo su Marchionne sarà un progetto complicato ma vorrei riuscire a fare allo stesso tempo anche dei film piccolissimi. Ad esempio Marx può aspettare, che era combinato con il racconto dello strazio della mia vita è tra i miei film che amo di più. Vorrei ancora fare qualcosa con una direzione anche minimale". Rispetto a quanto sia cambiato l'accesso al cinema per la nuova generazione, spiega che oggi "questo tipo di democrazia dei mezzi, il fatto che (con le nuove tecnologie) tutti possano fare i film quando ho iniziato io era inimmaginabile. Adesso andiamo sempre più in là c'è l'intelligenza artificiale, ci ritroveremo a chiederci cosa è vero e cosa è falso".
G.Schmid--VB