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'No al Sacrificio del montone', l'idea via social in Marocco
Crisi economica e aumento dei prezzi contro il rito islamico
Annullare la festa dell'Aid el Adha, la festa del sacrificio? Con l'avvicinarsi della scadenza, che cade nella notte tra il 16 e il 17 giugno, sui social marocchini prende piede l'hashtag #CancelEidAlAdha che riapre il dibattito sul rito che prevede la macellazione di milioni di ovini. La discussione divide i sostenitori del significato religioso e culturale di questa tradizione secolare, da chi sostiene invece che rinunciare alla festa, anche solo per una volta, "allevierebbe gli oneri finanziari sulle famiglie in difficoltà". Mentre il governo annuncia di aver provveduto con successo a importare ovini dall'estero, a organizzare 34 souk temporanei per la vendita, e a controllare i capi di bestiame in vendita, la crisi economica fa comunque sentire i suoi effetti. Dal punto di vista religioso, il sacrificio del montone è una 'sunnah' dell'islam, cioè una tradizione, non un obbligo. Chi non può permetterselo, non è tenuto a seguirlo. E c'è persino chi suggerisce che "il re potrebbe compiere il sacrificio a nome di tutta la nazione". Ma va da sé che una cancellazione nazionale del rito avrebbe ripercussioni religiose in Marocco e a ricaduta sui paesi musulmani. Secondo le associazioni di tutela dei consumatori, i prezzi delle pecore e delle capre sacrificali dovrebbero aumentare fino a 1.500 dirham in più (circa 150 euro) rispetto allo scorso anno: un aumento che porterebbe il prezzo fino all'equivalente di 500 euro per capo di bestiame. Ci sono già stati dei precedenti in Marocco, l'Aid el Adha fu sospesa per esempio nel 1963, quando era in corso la "guerra di sabbia" tra Marocco e Algeria; nel 1981, a causa di una grave siccità che colpì il paese e portò alla morte di gran parte del bestiame. E, infine, nel 1996, sempre per la grave siccità che raggiunse il culmine nel '95 e costrinse il governo a dichiarare lo stato di calamità.
M.Betschart--VB