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Zamboni, 'componendo per film su Berlinguer mi sono commosso'
Fondatore dei CCCP, 'i giovani non ascoltano solo la trap'
(di Stefano Ambu). Una pausa di riflessione dal tour con i CCCP tra punk emiliano e declamazioni di Giovanni Lindo Ferretti. Da Rimini, il 24 luglio, a Carloforte in Sardegna, il 25, per Creuza de Ma - festival di musica per cinema diretto dal regista Gianfranco Cabiddu - si cambiano mare e atmosfera. Massimo Zamboni, fondatore e chitarrista della band di "Curami" e "Annarella", ma anche dei CSI, porta sul palco e sullo schermo "Arrivederci Berlinguer": eseguirà dal vivo (con l'altra chitarra elettrica suonata da Erik Montanari e la tastiera di Cristiano Roversi) la colonna sonora del film di Mellara e Rossi, omaggio al film "L'addio a Berlinguer", proiettato sullo sfondo. "Un milione e mezzo di persone presenti a Roma per il funerale - spiega Zamboni in un colloquio con l'ANSA - tanti altri milioni davanti alla tv per seguire la scomparsa di un uomo che ha lasciato un segno profondo. Io componendo mi sono commosso. E vedo tante persone commosse davanti al palco. È un mondo che scompare. Da questa antropologia di persone che vediamo nel film ci rendiamo conto di come sia cambiato il nostro paese anche a livello fisico, morale, di sentimento collettivo. Quello è un popolo che si presenta e si presenta con delle istanze, con delle passioni: vuole esserci non soltanto per rendere omaggio a Berlinguer, ma proprio per essere lì, per dire noi ci siamo, porteremo avanti tutto quello che Berlinguer è stato capace di innescare. La vedo come un'istanza di futuro molto forte. Quel tipo di partecipazione è possibile e lo è ancora, nonostante il mondo ci voglia dire cose opposte". Dai CCCP alla riflessione sul leader del Pci, da un giorno all'altro. Dall'impeto alla riflessione. "Nessun problema, casomai giusto un problema fisico - scherza Zamboni - vorrei essere telestraportato. In realtà oltre a questi due spettacoli ce n'è uno a cui sono particolarmente affezionato, che è dedicato a Pasolini. Però sono tutti punti di un percorso che io trovo lineare, non c'è un salto dai CCCP a Berlinguer a Pasolini, ci sono modalità espressive differenti". Anche se poi magari, di fronte al mondo descritto dai tg, Massimo e Giovanni Lindo, potrebbero anche non essere d'accordo. "Se c'è una cosa che io e Giovanni Lindo abbiamo in comune è che non guardiamo i telegiornali". Tg che parlano spesso di guerra: i CCCP e i CSI parlavano di partigiani, di Juri che sparava, di Jugoslavia e di bombardieri su Beirut. "L'Europa ne è sempre rimasta in qualche modo illesa al proprio interno, anche se la Jugoslavia dimostra il contrario. La mia sorpresa non è lo stato di guerra che ha sempre accompagnato la condizione umana, ma questa impossibilità di uscire da questa spirale sempre più dura. Ci sono dei segnali che sono spaventosi per noi che non siamo abituati a vedere queste situazioni così vicine a casa nostra". Dal palco una vista dall'alto, panoramica, sugli appassionati di musica. "Diciamo che le generazioni si mescolano. Vedo anche tanti giovani, sia ai miei spettacoli che a quelli dei CCCP: percepisco la loro ansia, la loro voglia di esserci, anche la loro esplosione nel caso dei CCCP, o la loro voglia di riflettere quando partecipano ai miei spettacoli. Li trovo segnali incoraggianti, anche perché è banale a dirsi, ma il mondo è loro. Più loro che nostro". E la trap, geniali dilettanti come i punk della generazione Zamboni? "Mai ascoltata, ma è chiaro che le cose arrivano in ogni caso. Quello che penso è che il problema non è tanto la perizia tecnica, ma è l'assenza di un pensiero verso il mondo. Sono soltanto istanze personali molto rabbiose, dal sesso, al potere, all'idea che si ha della donna, all'automobile. Cose che mi lasciano profondamente indifferente o più spesso schifato, diciamo. Per cui gli auguro tutto il male possibile, che si estingua presto. Ma c'è anche chi ascolta altro. I giovani ascoltano Nick Cave, Patti Smith, gli Einsturzende Neubauten. E io li ascolto insieme a loro. Sono colpito dalla partecipazione e anche molto contento che un pubblico giovane abbia voglia di ascoltare questi grandi vecchi, perché hanno tanto da insegnare". (ANSA).
E.Burkhard--VB