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Torna Il giardino Finzi dei Contini in 4k, film da Oscar
Il capolavoro di De Sica restaurato per Giornata memoria
(di Francesco Gallo) Arriva in sala il 27 gennaio, per la prima volta in versione restaurata in 4K in occasione della Giornata della Memoria, il capolavoro di Vittorio De Sica 'Il giardino dei Finzi Contini', vincitore dell'Orso d'oro a Berlino nel 1971 e, l'anno dopo, dell'Oscar al Miglior Film Straniero. Distribuito da Filmclub Distribuzione by Minerva Pictures il film, tratto dall'omonimo romanzo di Giorgio Bassani, racconta dal 1938 al 1943 le vicende dei Finzi-Contini, ricca famiglia ebrea dell'alta borghesia di Ferrara. Oltre ai premi, ai complimenti e al grande successo di pubblico il film raccolse però all'epoca anche critiche da parte dello stesso Bassani. Morando Morandini (Il Messaggero) contestò la rappresentazione eccessivamente melensa e pressapochista della realtà storica, mentre Kezich (Corriere della Sera) parlò di uno dei migliori lavori del regista da molti anni a quella parte. Tornando a Giorgio Bassani, lo scrittore, che nel libro racconta una parte della sua vita e della sua famiglia, cooperò alla stesura dei dialoghi e della sceneggiatura, ma dopo alcuni malintesi e disaccordi, entrò in aperto conflitto con la produzione anche perché nel film la relazione tra Micòl e Malnate, con tanto di scena erotica, veniva resa esplicita, (cosa assente nel romanzo). Bassani probabilmente non amò troppo l'immagine 'compromessa' della sua adorata Micol e comunque chiese e ottenne che venisse tolto il suo nome dai titoli di coda del film. Cosa racconta il film? Ci parla di questa ricca e raffinata famiglia ebrea di Ferrara che nel 1938 deve fare i conti con le leggi razziali che provocano l'espulsione degli ebrei dal circolo del tennis della città. Così la famiglia decide di permettere agli amici dei due figli Micòl (Dominique Sanda) e Alberto (Helmut Berger), segretamente omosessuale, di frequentare il parco della propria villa dove c'è un campo da tennis. Fra questi ci sono anche Giorgio (Lino Capolicchio nei panni dello stesso Bassani), da sempre innamorato di Micol, e il comunista milanese Giampiero Malnate (Fabio Testi). Tra le scene cult di questo film, quella con protagonista Giorgio che, entrato segretamente nel giardino della villa, scopre la relazione segreta tra Micòl con Malnate che trascorre con lei l'ultima notte prima di partire per la Russia. Altra scena fortissima quando l'intera famiglia Finzi Contini viene semplicemente prelevata in casa dai repubblichini e condotta in una scuola. Vittorio De Sica qui dà il meglio di sé: per i Finzi Contini nessuna stanza di tortura, né carcere fatiscente, ma solo l'umiliazione di dover trovare un posto a sedere in un'aula piena di ebrei con negli occhi la paura del futuro. Infine, dialogo cult del film quello del padre (un gigantesco Romolo Valli) di Giorgio, fascista pentito, che dice al figlio: "Nella vita, se uno vuol capire, capire veramente come stanno le cose di questo bizzarro mondo, deve morire almeno una volta. E allora, meglio morire da giovani, quando uno ha tanto tempo davanti a sé, per tirarsi su e resuscitare. Capire da vecchi è molto più brutto, sai. Come si fa? Non c'è mica il tempo per ricominciare da zero. E la nostra generazione ne ha prese talmente tante di cantonate".
C.Kreuzer--VB