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Tumore prostata, confermati effetti darolumatide e cura ormonale
Nuovi dati studio fase III, 'migliorerebbe la sopravvivenza'
Nei pazienti con tumore alla prostata metastatico ormonosensibile, un inibitore orale del recettore degli androgeni (darolutamide), in combinazione con terapia ormonale, migliorerebbe la sopravvivenza senza progressione, a prescindere dall'estensione della malattia. Lo confermano nuovi risultati dello studio di Fase III, presentato nel corso dell'American Society of Clinical Oncology Genitourinary Cancers Symposium (Asco Gu) 2025 a San Francisco. "Nel 2024, in Italia, sono state stimate circa 40.100 nuove diagnosi, che pongono il tumore della prostata come il più frequente negli uomini nel nostro Paese - spiega Orazio Caffo, Direttore Oncologia all'Ospedale Santa Chiara di Trento -. Ogni persona colpita dalla malattia richiede un approccio terapeutico personalizzato. I benefici di darolutamide, in associazione a terapia ormonale e a chemioterapia, erano già stati evidenziati nei pazienti con tumore della prostata metastatico ormonosensibile nello studio di Fase III Arasens. Gli ulteriori risultati dello studio Aranote, mostrano il grande valore di darolutamide associato alla sola terapia di deprivazione androgenica, indipendentemente dal volume di malattia (alto o basso che sia). La combinazione con darolutamide - continua- non solo migliora il controllo della malattia ritardandone la progressione, ma salvaguarda anche la qualità di vita con un profilo di tossicità molto limitato". Tali risultati, per Fred Saad, Presidente Surgery and Director of Genitourinary Oncology all'University of Montreal Hospital Center (Chum), e investigatore principale dello studio Aranote, "rafforzano il potenziale di darolutamide come opzione terapeutica fondamentale per i clinici, offrendo, una volta approvato, la flessibilità nel personalizzare le cure con o senza chemioterapia, affrontando le diverse esigenze dei pazienti con tumore della prostata", conclude.
G.Schmid--VB