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Sciamma, cinema è dove si resiste, Palestina, Ucraina, Calais
La regista francese ieri sera ha ritirato il Premio Amidei
"Le macchine da presa più importanti oggi sono nelle mani di coloro che resistono, dei testimoni delle vittime, sono nelle mani degli oppressi". Dunque "le macchine da presa più importanti sono in Palestina filmando il genocidio del popolo palestinese, in Ucraina, a Calais filmando la polizia francese che affonda i gommoni dei rifugiati a colpi di coltello, sono a Los Angeles filmando i raid dell'ICE". E' un passaggio dell'accorato discorso che Céline Sciamma, regista e sceneggiatrice francese, ha tenuto ieri sera ritirando il Premio Sergio Amidei all'Opera d'Autore. Considerata una delle voci più originali del cinema europeo contemporaneo, celebrata per il suo sguardo poetico e politico su identità di genere, infanzia e adolescenza, Sciamma ha detto che il cinema di fiction "e le sue capacità sempre più grandi di fabbricare illusioni alle quali crediamo" potrebbe "fare molto, ma fa ben poco", limitato dalla sua stessa natura: "Un'arte nata e cresciuta con il capitalismo, l'industrializzazione e il cuore dei conflitti mondiali e coloniali". Per la regista, "un linguaggio che si fa all'interno di un'industria avrà difficoltà a immaginare un altro mondo, è molto difficile tracciare una via di rivolta in un sistema, specialmente se scegliete la dolcezza". E tuttavia, "il cinema si vede come resistente perché sempre occupato a lottare contro la scomparsa del suo modello economico. Lo stanca, lo distrae, gli impedisce di esplorare. E' comprensibile, ma se dovessimo scomparire un giorno, all'indomani il cinema sarebbe l'archivio di quello che ci ha portato là". Un pensiero Sciamma lo ha dedicato alle "autrici di fantascienza femministe, Mary Shelley, Octavia Butler, Ursula Le Guin, Françoise d'Eaubonne, Anna Rinonapoli" che "stranamente non sono mai state adatte al cinema".
F.Fehr--VB