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A Cannes plana Tom Cruise, Favino padre in ansia
Fan in delirio sulla Croisette, parte bene il concorso
(dell'inviata Alessandra Magliaro) E' un uno-due da incontro di boxe quello che il festival di Cannes confeziona all'inizio della 78/a edizione, ieri sera una cerimonia emozionante che ha radunato nel Gran Theatre Lumiere Robert De Niro, Leonardo DiCaprio, Quentin Tarantino in uno scatto che resterà negli annali, oggi è planato Tom Cruise con Mission: Impossible - The Final Reckoning, l'ultimo (forse) capitolo della saga d'azione che vede la 62enne star dalla forma fisica da Top Gun penzolare da aerei ad alta quota da stuntman provetto quale continua ad essere appassionando schiere di fan nel mondo. Folla assiepata sotto il sole dal pomeriggio sperando che si fermi con i comuni fan: e così è stato, smoking nero, capelli più lunghi del solito, immancabili occhiali scuri, si è fermato autografando in lungo e in largo guardato a vista dalla security con un sottofondo suonato dal vivo della musica del film mentre in sala i Vip lo attendevano per la premiere del film di Christopher McQuarrie, adrenalinico divertimento di puro cinema. Cruise è il personaggio del giorno ma a Cannes c'è ancora De Niro che ha ricevuto l'ennesima lunghissima standing ovation nell'incontro con il pubblico animato dal regista e artista Jr. "La morte? Non ho scelta, quindi tanto vale non averne paura", ha detto l'81enne mito che alla schiera dei premi della lunghissima carriera ha aggiunto la Palma d'oro onoraria di Cannes. "Ma il tempo che mi resta è tutto prezioso: imparare ad abbracciare la vita, andare avanti e accettare tutto, nel bene e nel male" ha aggiunto laconico l'artista. Nell'incontro in cui è stato mostrato in anteprima un trailer del documentario che Jr sta realizzando con De Niro sul padre pittore, Bob ha ricordato i suoi miti d'infanzia: "Marlon Brando con Fronte del Porto, James Dean, Montgomery Clift, Laurence Olivier, i western di John Ford. Il primo film che ho visto nella vita è La bella e la bestia di Jean Cocteau". Pierfrancesco Favino, un anno fa giurato di Cannes, è tornato sulla Croisette questa volta da protagonista di un film delicato, intenso, lucido ritratto di un adolescente che cerca di percorrere una sua strada diversa. E' Enzo, il film di Laurent Cantet realizzato da Robin Campillo dopo la morte prematura del regista della Classe e che ha aperto la Quinzaine. Un film francese in coproduzione europea, Italia compresa (Lucky Red che poi distribuirà in sala). "Questa volta l'ispirazione ce l'avevo in casa non ho dovuto cercare altrove", ha scherzato l'attore che con l'attrice Anna Ferzetti (reduce dal nuovo film di Paolo Sorrentino) è padre di Greta (2006) e Lea (2013). Enzo è il 16enne che sceglie il percorso di apprendista manovale e di amicizia con due giovani operai ucraini con la testa al loro paese in guerra, dirazzando dalla sua famiglia alto borghese che vive in una villa meravigliosa a Marsiglia, con piscina panoramica, che lo vorrebbe all'università come il fratello. Il padre è amorevole ma preoccupato, quasi esce fuori di testa. "Lo comprendo pienamente - ha detto Favino - Del resto nessuno ha ricette se non forse quella di ascoltare. Oggi viviamo in un mondo aggressivo e che ti chiede performance, ai giovani e a tutti, non puoi fallire e questa pressione è spaventosa. Quello che resta sempre uguale è la sofferenza dell'adolescenza. Ecco lì sono disarmato: vorrei prendermi io un po' della sofferenza delle figlie, farmene carico". Favino è a Cannes ma non si tira indietro sul tema politico sul cinema, da firmatario illustre di una lettera che chiede al governo e al ministero della cultura di incontrare le associazioni di categoria per ascoltare le richieste urgenti e riparare a incertezze normative e ritardi sul tax credit che stanno paralizzando il cinema italiano. "È necessario costruire ponti. Noi siamo a disposizione se vorranno ascoltarci", ha detto. Il concorso di Cannes intanto è partito bene con 'Sound of Falling' di Mascha Schilinski (I Wonder) e 'Two Prosecutors' del regista ucraino Sergei Loznitsa (Lucky Red). Il primo, poetico e raffinato, segue la storia di quattro ragazze della campagna tedesca, Alma, Erika, Angelika e Lenka attraverso epoche diverse. Il secondo è ambientato nell'Unione Sovietica staliniana del 1937 raccontando come tra le migliaia di lettere di detenuti ingiustamente accusati dal regime una riesce ad arrivare sulla scrivania del neo-nominato procuratore locale.
K.Sutter--VB