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Andrea Segre denuncia, 'sospeso l'ok alle riprese dentro il Cpr'
Regista: 'Se non si può raccontare allora c'è poca democrazia'
"Avevo fatto richiesta per poter girare all'interno del Cpr di Gradisca d'Isonzo il 3 ottobre scorso. L'autorizzazione era arrivata", ma escludeva "la possibilità di portare con me avvocati esperti di immigrazione. Dopo aver insistito ho capito che dovevo entrare da solo con la mia telecamera. Allora ho deciso di farlo, perché mi sembrava importante raccontare cosa succede qui dentro. Ma 4-5 giorni fa è arrivata la sospensione di quella autorizzazione, senza alcuna motivazione, da del parte gabinetto del ministero. Abbiamo chiesto la motivazione e ci hanno detto che ci sono dei sopravvenuti motivi di sicurezza". Lo ha denunciato il regista Andrea Segre, durante una conferenza stampa organizzata all'esterno del Cpr di Gradisca d'Isonzo (Gorizia) insieme ad Articolo 21 e a Ics-consorzio italiano di solidarietà. "Dentro a questi muri entrare come operatori della comunicazione è molto difficile - ha osservato -. Lo Stato dovrebbe garantire una risposta entro 7 giorni invece si impiegano mesi; inoltre l'autorizzazione può essere negata all'improvviso con motivazioni non verificabili". "Questo è successo a me - ha puntualizzato - ma può succedere anche ad altri operatori di cinema, fotogiornalismo, giornalismo. I Cpr sono luoghi gestiti dallo Stato e dentro questi luoghi devono essere garantiti non solo i diritti delle persone detenute, ma anche il modo con cui si utilizzano i soldi pubblici per gestirli. Se non possiamo raccontarlo vuol dire che c'è poca democrazia".
A.Zbinden--VB