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Marte, Perseverance trova nuove tracce di molecole organiche
Forse frutto di processi magmatici. Studio guidato da Inaf
Nuove tracce di sostanze organiche sono state trovate sulla superficie di Marte, associate a minerali solfati: l'ipotesi più probabile è che derivino da reazioni di gas magmatici con ossidi di ferro presenti nelle rocce vulcaniche, anche se ancora non si può escludere del tutto che siano residui della degradazione di materia microbica antica. La scoperta, frutto delle ricerche condotte nel cratere Jezero dal rover Perseverance della Nasa, è pubblicata su Nature Astronomy da un team internazionale guidato da Teresa Fornaro dell'Istituto Nazionale di Astrofisica. Lo studio si basa su dati raccolti dallo spettrometro Sherloc su alcuni campioni prelevati in due aree denominate Quartier (sul fondo del cratere Jezero) e Pilot Mountain (sul ventaglio deltizio). Lo strumento ha rivelato forti segnali "associati spazialmente a solfati di magnesio e calcio, che sulla Terra mostrano grandi capacità di preservazione della materia organica", sottolinea Fornaro. Per verificare l'ipotesi che i segnali osservati fossero effettivamente dovuti a molecole organiche, il team ha condotto esperimenti nel Laboratorio di Astrobiologia dell'Inaf a Firenze. Sono stati utilizzati materiali analoghi marziani e strumenti simili a Sherloc, riproducendo processi naturali in condizioni controllate. Sulla base di queste indagini, è stato possibile attribuire i segnali a idrocarburi policiclici aromatici preservati all'interno dei solfati. Il rilevamento in rocce vulcaniche suggerisce che possano essersi formati attraverso processi magmatici e, in seguito, essere stati mobilizzati dall'acqua e intrappolati nei solfati. I fluidi circolanti, comprese possibili acque idrotermali, avrebbero favorito il loro accumulo selettivo e la conservazione nelle rocce del cratere Jezero. "Sebbene non siano state trovate prove che questa materia organica sia di origine biologica, non è possibile escludere completamente che le sostanze organiche rilevate in queste rocce possano derivare dall'alterazione chimica di antichi composti biotici" commenta Fornaro. "In attesa di un possibile futuro ritorno di questi campioni marziani per analisi più dettagliate sulla Terra, stiamo continuando a indagare sulla natura delle altre componenti di questi segnali complessi, la cui origine è ancora da chiarire".
F.Wagner--VB