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In 200 milioni con linfedema nel mondo, oltre il 90% da tumori
Univ Cattolica, urgenti strumenti condivisi prevenzione e cura
Nel mondo oltre 200 milioni di persone soffrono di linfedema, la patologia caratterizzata da un accumulo cronico di liquidi dovuto al danno dei vasi linfatici. La forma secondaria, legata soprattutto ai tumori e ai trattamenti oncologici, rappresenta oltre il 90% dei casi con un'incidenza che varia dal 5% al 60% a seconda del tipo di tumore, delle terapie ricevute e della durata del follow-up. Nei tumori ginecologici, il linfedema interessa soprattutto gli arti inferiori, con incidenza compresa tra l'1% e il 49% e rappresenta una delle complicanze più frequenti e impattanti nei percorsi di cura. Sono alcuni dei dati riferiti da Antonia Carla Testa, Associata di Ginecologia e Ostetricia presso l'Università Cattolica, di Roma, in occasione di un workshop dedicato al linfedema in Ginecologia Oncologica, organizzato in collaborazione con l'Associazione Resilia Ets. Una recente metanalisi che ha incluso 46 studi pubblicati nell'arco di oltre quarant'anni ha riportato tassi di incidenza variabili: dal 7,8% al 55,9% nel carcinoma della cervice uterina, dall'1,2% al 47% nell'endometrio, dal 5,6% al 30,4% nell'ovaio e dal 10,1% al 43% nei tumori della vulva e della vagina. Alcuni studi sui tumori vulvari registrano incidenze fino al 70%, confermando per questa sede il triste primato tra i tumori ginecologici. Questa grande variabilità riflette la mancanza di un metodo standardizzato per la diagnosi e la valutazione del linfedema, rendendo urgente lo sviluppo di strumenti condivisi e validati, sottolinea Paola Villa, Responsabile dell'Uosd Qualità della vita, Terapie integrate e Sorveglianza oncologica. Il rischio di linfedema dipende da fattori specifici, come il numero e la sede dei linfonodi asportati, la radioterapia adiuvante, il sovrappeso e la comparsa di complicanze post-operatorie. L'introduzione della mappatura del linfonodo sentinella ha rappresentato un passo avanti decisivo: "Rimuovendo solo i linfonodi che drenano direttamente l'area tumorale si riduce in modo sostanziale il rischio di linfedema. Approcci mininvasivi così come la chirurgia selettiva dei linfonodi patologici e le tecniche di ricostruzione linfatica immediata per la prevenzione del linfedema rappresentano una concreta offerta di cura, con un vantaggio reale per le pazienti oncologiche", spiega Giorgia Garganese, Responsabile dell'Unità di Chirurgia degli Organi Genitali Esterni Femminili al Policlinico.
M.Vogt--VB